Comune di Conca de Marini
Agricoltura e filiera di qualità
I piaceri della tavola a Conca dei Marini sono come un comandamento cui bisogna obbedire e che comprende le pennette al pomodoro “piennolo” o con zucchine dell’orto, spaghetti al sugo di gambero rosso del corallo, zuppa di pesce di scoglio, coniglio alla foglia di limone, parmigiana di melanzane e zucchine, “passolini” (acini d’uva passa, in cartoccio di foglie di limone legate con filo di giunco) e ortica di mare, basata su un’alga preparata come una frittella, reperibile sono in estate.
Famosi anche i pomodorini “a piennolo” che maturano sui terrazzi soleggiati, cioè sistemati – dopo la raccolta – “a campanile”, in modo da essere appesi in luogo asciutto e ombreggiato per una migliore conservazione. Salse e zuppe di pesce non possono fare a meno di loro.
Nel parlare di Conca dei Marini non si può approfondire il discorso che riguarda la Sfogliatella Santa Rosa, che è il dono più bello delle monache a Conca, uno degli esempi più conosciuti e sublimi della rinomata pasticceria partenopea. E’ un dolce ricco di tradizione che custodisce al suo interno i segreti di una storia tanto lontana quanto magica, una storia antica che ci rimanda al 1700, nel monastero di Santa Rosa a Conca dei Marini ed alle sapienti mani delle monache di clausura che lo abitavano. Tra una preghiera e l’altra, le monache dedicavano il loro tempo anche in cucina. Essa veniva amministrata in un regime di stretta autarchia, tutto era prodotto in loco ed il menù, tranne che, ovviamente, per le monache anziane, era uguale per tutte.
La tradizione locale tramanda che, come spesso accade per le invenzioni più riuscite, la creazione di questo dolce avvenne per puro caso: infatti, in un giorno dedicato a fare il pane, la monaca cuoca, bravissima a fare dolci, si trova in avanzo della farina di semola cotta nel latte; così pensa bene di aggiungerci alcuni ingredienti che abbondano in dispensa, prodotti nel loro fruttuoso giardino, pieno di alberi da frutto e di una vigna, dalla quale ottengono un buonissimo vino. Quindi, aggiunge della frutta secca, del liquore al limone e dello zucchero, poi, arricchisce l’impasto del pane con un po’ di strutto e vino bianco, per trasformare la classica pasta in una frolla dolce. Ne ricava due sfoglie dove mette all’interno il ripieno precedentemente preparato, crea una pasta a forma di cappuccio di monaca e la cuoce nel forno a legna.
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